giovedì 26 settembre 2013

Noi italiani siamo tutti berlusconiani

Nel verminaio scoperchiato dalle intercettazioni dell’ennesimo scandalo Tav, quello di Firenze, c’è una frase che racchiude in sé gli ultimi 20 anni di politica italiana. La pronuncia Maria Rita Lorenzetti, ex governatrice pd della Regione Umbria, laureata in filosofia e dunque presidente di Italferr (la società di ingegneria delle Fs), quando uno dei suoi uomini l’avverte che lo scandalo è stato denunciato alla Procura. Testuale: “Oh ma ti rendi conto, cazzo! Che siamo diventati... ma io... guarda, ma veramente ci fanno diventare berlusconiani, e così!”. Ora che è agli arresti per associazione per delinquere, corruzione e traffico illegale di rifiuti, la zarina rossa potrà meglio riflettere su quella voce dal sen fuggita. E magari giungere alla conclusione che il rischio da lei paventato – “diventare tutti berlusconiani”–è già realtà. Non solo per lei che, a sentirla parlare, è impossibile distinguerla da un Verdini o da un Formigoni. Ma per tutto il politburo del Pd. Non c’è più né destra né sinistra. Al massimo esistono varie sfumature di berlusconismo: dalle più light alle più strong , dalle più soft alle più hard(qualcuno potrebbe fare facile illusione nominando nuovamente (H)ardcore come la famosa villa della brianza) . Ma tutte accomunate dall’arroccamento castal-partitocratico (il “primato della politica”), dall’allergia per i poteri di controllo indipendenti (i pochi magistrati non allineati e le rare sacche di libera stampa) e da una sorda ma rocciosa ostilità alla Costituzione. Fuori dal recinto berlusconiano non c’è agibilità politica, culturale, giornalistica. Lo dimostra l’isolamento siderale dei costituenti il movimento "5 Stelle", i soli in Parlamento a parlare un linguaggio totalmente estraneo al modello-base e da tutti guardati come marziani. Perciò le larghe intese sono una ferita sanguinante per gli elettori del Pd, mentre per gli eletti sono nient’altro che un’abitudine. Solo così spiega la nonchalance con cui il Pd s’è consegnato nelle mani di un noto condannato, prima facendogli scegliere il nuovo (si fa per dire) presidente della Repubblica, poi portandoselo al governo, infine pregandolo di restarvi anche dopo la condanna definitiva (con ridicoli inviti a “fare un passo indietro”). Lo sapevano e lo sanno tutti che Berlusconi sta al governo e in Senato solo per farsi gli affari propri e non finire in galera. Ma tutti hanno finto che fosse lì per spirito di servizio, per empito riformatore, per il bene del Paese. E ora fingono di meravigliarsi se, approssimandosi la data della decadenza dal Senato (ma soprattutto dall’immunità), fa un fischio e tutti i suoi parlamentari e ministri del Pdl scattano come un sol uomo per consegnargli le dimissioni in bianco. Non è l’ultimo atto: è solo l’ennesima estorsione di un interminabile racket – la trattativa Stato-Mediaset – per minacciare il Pd e soprattutto il Quirinale in vista dell’agognato salvacondotto. Mossa per nulla imprevista, anzi più volte annunciata. Ma accolta ancora una volta come un fulmine a ciel sereno da chi seguita a fingere di non sapere con chi ha a che fare. In un paese perlomeno decente, gli artefici e i trombettieri delle “larghe intese”, quelli che ancora l’altroieri blateravano della “lezione tedesca” come se la Merkel fosse la gemella di Berlusconi e l’Spd un Pd con la S, scaverebbero un buco e vi sprofonderebbero dentro, chiudendo il tombino. Ma non accadrà: si attendono nuovi appelli a Berluconi perché ritrovi il suo proverbiale senso di responsabilità e al Pd perché si metta una mano sulla coscienza e una sul portafogli, salvandolo come ha sempre fatto. Seguiranno nuovi moniti di Napolitano, cioè del primo responsabile di questo sconcio. Ieri assisteva silente su un trono dorato, circondato da noti pregiudicati, ai deliri di Stefania Craxi contro i giudici “comunisti” che, a suo dire, perseguitarono il padre Bettino, anzi come l'ha chiamato, visibile su un video di Youtube, il “Mitterrand italiano”. Un’altra scena che riassume a perfezione l’abisso in cui siamo precipitati: il presunto garante della Costituzione e presidente del Csm che non dice una parola, né pensa di alzarsi e andarsene, dinanzi a un’esagitata che beatifica un corrotto latitante e dà in escandescenze contro il potere giudiziario.Ecco perchè tutti gli italiani sono già tutti berlusconiani, a loro insaputa. A questo punto il sogno rimane "votare subito". Appunto, un sogno.

martedì 17 settembre 2013

PD, PDL e lo schifo tipicamente italiano

Prima di scrivere un nuovo post volevo attendere la votazione del Senato, che come tradizione italiana dovrebbe insegnarmi va sempre più per le lunghe: si temporeggia, sia a destra che a sinistra, quando si dovrebbe agire.
In effetti il dibattito pro o contro il voto segreto in Senato sulla decadenza di Berlusconi dà la misura definitiva dell’abisso in cui sono precipitati i partiti. E chi non se ne rende conto, accettando anche soltanto di discuterne, non fa che aggravare la sua posizione. In un altro paese tutti i senatori, senza distinzione di colore, voterebbero senz’indugio per espellere un pregiudicato per frode fiscale e non farvelo tornare mai più. E solo in un postaccio come il Parlamento italiano qualcuno può temere che non lo faccia neppure la metà più uno dei senatori. Intendiamoci: è ovvio che, in assoluto, il voto segreto è una vergogna. I cosiddetti rappresentanti del popolo devono rendere conto ai cittadini in ogni momento, senza poter tirare la pietra e nascondere la mano. Anche e soprattutto per i cosiddetti “casi di coscienza” che finora han giustificato il ricorso allo scrutinio segreto. Ma questo semmai può dirlo Grillo, o qualcuno dei suoi appena arrivato in Parlamento: non chi ha sempre praticato il voto segreto (Grasso e Napolitano sono stati eletti solo grazie a quello) e ora vorrebbe abolirlo proprio sulla decadenza di Berlusconi, con una mossa contra personam che non solo è una forzatura giuridica e un regalo a chi vuol gabellare Berlusconi stesso per un perseguitato. È anche la prova provata che, grazie al Porcellum, i partiti hanno portato in Parlamento troppa gente senza princìpi, scrupoli, dignità. Del Pdl si sapeva: i parlamentari li ha nominati personalmente Silvio secondo il criterio della fedeltà cieca e assoluta. Gente disposta a votare mozioni come quella su Ruby nipote di Mubarak è capace di tutto: anche di approvare la legge Severino per cacciare i condannati e poi, nove mesi dopo, di sostenere che non vale per i già condannati, ma solo per chi lo sarà per reati ancora da commettere. Ma il Pd? Non aveva fatto le primarie? Non aveva rinnovato la sua rappresentanza con forze fresche e pulite? Così ci avevano raccontato. Poi, alla prima prova, almeno 101 (ma forse 120) neoeletti si sono rivelati uguali o peggiori dei precedessori: capaci al mattino di acclamare Prodi presidente della Repubblica e nel pomeriggio di votargli contro per compiacere Berluskaiser(© Bossi, 1994). I capicorrente li conoscono uno per uno, eppure non hanno preso provvedimenti, anzi custodiscono da cinque mesi il segreto su quei 101-120 nomi con un’omertà degna di Cosa Nostra. E ora scoprono all’improvviso che, se – come vuole la prassi per le decisioni sui singoli – si vota a scrutinio segreto sulla decadenza di Berlusconi, la banda dei franchi traditori potrebbe tornare in azione, salvare il Caimano e distruggere definitivamente il partito. Così, anziché smascherare i felloni, chiedono di cambiare le regole in corsa per ottenere il voto palese. O preparano trucchetti da magliari, come quello suggerito da Miguel Gotor, già geniale spin doctor di Bersani: “I 108 senatori Pd infilino nella buca solo l’indice della mano sinistra, così è fisicamente impossibile un voto diverso dal Sì. Ci mettiamo d’accordo con alcuni fotografi che riprendono la scena, postiamo tutto sui social network ed evitiamo guai”. Sembra uno scherzo. Per legge i cittadini, quando vanno a votare, devono consegnare i cellulari prima di entrare in cabina per non rendere il voto riconoscibile: e chi ha fatto questa legge la viola spudoratamente perché non si fida neppure di se stesso? Ma che partito è quello che non riesce neppure a garantire la decadenza, imposta dalla legge, di un condannato per frode fiscale? Questo dovrebbero chiedersi gli elettori che affollano le feste del Pd e sognano a buon diritto rappresentanti migliori. Anziché rallegrarsi per la presunta “trasparenza” mostrata dal partito con la richiesta di voto palese, dovrebbero inchiodare i leader con una semplice domanda: ma che gente ci avete fatto votare alle primarie? Possibile che, invertendo i criteri di selezione delle candidature, il prodotto non cambi? C’è un virus nell’aria delle aule parlamentari che corrompe tutto e tutti, o c’è qualcosa che ancora non sappiamo? Speriamo di no.