giovedì 10 ottobre 2013

Indulto in Italia

Rubo, perché sono italiano, una vignetta di Natangelo.
Quando si dice "un'immagine vale più di mille parole".


martedì 8 ottobre 2013

Lo sport nazionale

In questo articolo, di imprinting differente dal prettamente politico, unisco tre miei hobbies: calcio, satellite e politica.
Voglio capire se il potere del caimano si stia affievolendo o rafforzando. E soprattutto come.
Difatti, per capire se il potere di Silvio Berlusconi sia davvero finito non bisogna guardare solo il Senato, ma la Lega Calcio, dove si sta consumando uno scontro che per le aziende del Cavaliere vale centinaia di milioni di euro. Da quando è scattata la riforma Melandri nel 2010, la Lega Calcio vende i diritti della Serie A in blocco. Sky e Mediaset comprano praticamente lo stesso pacchetto di partite (380 Sky, 324 per Mediaset che rinuncia ad alcuni match minori) ma la televisione di Rupert Murdoch paga per la stagione 2013/14 561 milioni di euro, la società controllata da Berlusconi soltanto 268. Motivo? Nel mondo dei diritti tv del calcio il digitale è ancora considerata una tecnologia sperimentale. In nessun altro Paese d’Europa succede che due tv concorrenti vendano lo stesso prodotto, con una concorrenza soltanto sul prezzo (29 euro al mese per Sky, 19 Mediaset) e non sul prodotto. La Lega Clacio non tratta i diritti da sola, ma si avvale di un advisor, una società di consulenza che dovrebbe garantire il massimo incasso ai club raccolti nella Lega. Si chiama Infront, un gruppo internazionale specializzato in diritti sportivi (il capo è Philippe Blatter, figlio di Joseph, presidente della Fifa) la cui filiale italiana è guidata da uomini di matrice berlusconiana: Marco Bogarelli, che è stato nel cda di Milan Channel, il suo vice Andrea Locatelli ha lavorato otto anni in Fininvest. E Riccardo Silva, l’omologo di Bogarelli che con la Media Partners & Silva vende i diritti all’estero, è il presidente e proprietario di Milan Channel. A fine agosto, sette club di Serie A hanno scritto alla Lega una lettera indignata: il mandato che la Lega di Adriano Galliani (numero uno del Milan) aveva affidato nel 2007 a Infront scade nel 2016, ma la società di Bogarelli sta già provando a vendere i diritti anche per il triennio 2015-2018. E Juventus, Roma e Inter (più Fiorentina, Sassuolo, Sampdoria ed Hellas Verona) non hanno intenzione di accettare un’altra tornata di negoziati in cui pare esserci “una evidente carenza di progettualità per lo sviluppo a lungo termine e per il conseguente incremento dei ricavi”. Anche Sky ha dichiarato guerra: il responsabile dei canali sportivi, Jacques Raynaud, ha scritto una lettera sul Corriere della Sera per chiedere la fine di un sistema di vendita da cui ha beneficiato soprattutto il diretto concorrente, cioè Mediaset. Nella riunione in Lega di ieri, Infront ha chiesto un rinnovo del mandato dal 2015 al 2021, tra 2015 e 2018 promette alla Lega un minimo garantito di 900 milioni di euro e nei tre anni successivi 930 milioni. Per il disturbo Bogarelli trattiene una trentina di milioni di commissione. I club ribelli si chiedono: come è possibile che la Premier League valga 3 miliardi e la Serie A meno di 1? Gli esperti di settore dicono che il valore viene dall’esclusiva: se il trionfo della Roma sull’Inter di domenica sera si può vedere sia su Sky che su Mediaset, il suo prezzo scende. Offrire gli stessi match su più piattaforme toglie attrattiva. Il gruppo di Murdoch vorrebbe quindi alcuni pacchetti in esclusiva, Mediaset si oppone. La Infront minaccia una terza soluzione traumatica che dovrebbe far rientrare le ribellioni: se non si trova un compromesso, la Lega venderà da sola le sue partite, facendo una televisione controllata direttamente dai club. Per Sky sarebbe l’apocalisse. Per Mediaset invece no, come spiega un esperto al Fatto : la Lega dovrebbe affittare frequenze tv da cui trasmettere, e Mediaset ne ha in abbondanza (più complicato per Rai e Telecom), poi servirebbe un lavoro di produzione, di cui già si occupa in parte Infront, infine serve una tecnologia che discrimini chi paga l’abbona - mento e chi no. Guarda caso l’unica disponibile in Italia è quella dei decoder Nagra (c’era quella alternativa di Telecom e poi Dhalia, ma è stata abbandonata). Le partite della Lega, insomma, finirebbero comunque per passare dai decoder Mediaset Premium. E la tv berlusconiana potrebbe approfittarne per vendere anche altri prodotti, come i film. Negli altri paesi la concorrenza si fa offrendo prodotti diversi, da British Telecom contro BSkyB in Gran Bretagna(sul 23.8°Est) a Sky Deutschland(sul 19.2°Est) contro Deutsche Telekom. In Italia i due contendenti offrono le stesse partite. E con la convergenza delle diverse piattaforme (le partite Sky si possono vedere sull’IPad) è sempre più arduo sostenere che i due mercati – satellite e digitale – siano mondi non comunicanti. A parole tutti, dal consulente Infront ai club alle televisioni, dicono di voler “massimizzare il valore”, cioè portare quanti più soldi possibile nelle casse della Lega. Ma lo spezzatino sembra andare a beneficio quasi esclusivo di Mediaset, che si aggiudica la parte pregiata del calcio alla metà del prezzo di Sky. E anche di Riccardo Silva: la sua holding irlandese Media Partners & Silva, secondo l’agenzia Radiocor , ha distribuito dividendi sul 2012 per 70 milioni. Ma i ricavi per la cessione delle partite di Serie A e Serie B all’estero avrebbe determinato ricavi soltanto per 213 milioni (la Premier League inglese viene venduta per almeno 650 milioni di euro). Il modello Infront deve essere votato in Lega: i sette club ribelli possono bloccare il rinnovo del mandato alla società di Bogarelli (servono 14 voti a favore su 20). Ma circolano già sospetti sulla Sampdoria che sarebbe pronta a passare con il fronte Milan- Infront. E a quel punto l’attuale sistema verrebbe confermato fino al 2021. Per la gioia di Mediaset e del suo azionista più noto.