martedì 17 settembre 2013

PD, PDL e lo schifo tipicamente italiano

Prima di scrivere un nuovo post volevo attendere la votazione del Senato, che come tradizione italiana dovrebbe insegnarmi va sempre più per le lunghe: si temporeggia, sia a destra che a sinistra, quando si dovrebbe agire.
In effetti il dibattito pro o contro il voto segreto in Senato sulla decadenza di Berlusconi dà la misura definitiva dell’abisso in cui sono precipitati i partiti. E chi non se ne rende conto, accettando anche soltanto di discuterne, non fa che aggravare la sua posizione. In un altro paese tutti i senatori, senza distinzione di colore, voterebbero senz’indugio per espellere un pregiudicato per frode fiscale e non farvelo tornare mai più. E solo in un postaccio come il Parlamento italiano qualcuno può temere che non lo faccia neppure la metà più uno dei senatori. Intendiamoci: è ovvio che, in assoluto, il voto segreto è una vergogna. I cosiddetti rappresentanti del popolo devono rendere conto ai cittadini in ogni momento, senza poter tirare la pietra e nascondere la mano. Anche e soprattutto per i cosiddetti “casi di coscienza” che finora han giustificato il ricorso allo scrutinio segreto. Ma questo semmai può dirlo Grillo, o qualcuno dei suoi appena arrivato in Parlamento: non chi ha sempre praticato il voto segreto (Grasso e Napolitano sono stati eletti solo grazie a quello) e ora vorrebbe abolirlo proprio sulla decadenza di Berlusconi, con una mossa contra personam che non solo è una forzatura giuridica e un regalo a chi vuol gabellare Berlusconi stesso per un perseguitato. È anche la prova provata che, grazie al Porcellum, i partiti hanno portato in Parlamento troppa gente senza princìpi, scrupoli, dignità. Del Pdl si sapeva: i parlamentari li ha nominati personalmente Silvio secondo il criterio della fedeltà cieca e assoluta. Gente disposta a votare mozioni come quella su Ruby nipote di Mubarak è capace di tutto: anche di approvare la legge Severino per cacciare i condannati e poi, nove mesi dopo, di sostenere che non vale per i già condannati, ma solo per chi lo sarà per reati ancora da commettere. Ma il Pd? Non aveva fatto le primarie? Non aveva rinnovato la sua rappresentanza con forze fresche e pulite? Così ci avevano raccontato. Poi, alla prima prova, almeno 101 (ma forse 120) neoeletti si sono rivelati uguali o peggiori dei precedessori: capaci al mattino di acclamare Prodi presidente della Repubblica e nel pomeriggio di votargli contro per compiacere Berluskaiser(© Bossi, 1994). I capicorrente li conoscono uno per uno, eppure non hanno preso provvedimenti, anzi custodiscono da cinque mesi il segreto su quei 101-120 nomi con un’omertà degna di Cosa Nostra. E ora scoprono all’improvviso che, se – come vuole la prassi per le decisioni sui singoli – si vota a scrutinio segreto sulla decadenza di Berlusconi, la banda dei franchi traditori potrebbe tornare in azione, salvare il Caimano e distruggere definitivamente il partito. Così, anziché smascherare i felloni, chiedono di cambiare le regole in corsa per ottenere il voto palese. O preparano trucchetti da magliari, come quello suggerito da Miguel Gotor, già geniale spin doctor di Bersani: “I 108 senatori Pd infilino nella buca solo l’indice della mano sinistra, così è fisicamente impossibile un voto diverso dal Sì. Ci mettiamo d’accordo con alcuni fotografi che riprendono la scena, postiamo tutto sui social network ed evitiamo guai”. Sembra uno scherzo. Per legge i cittadini, quando vanno a votare, devono consegnare i cellulari prima di entrare in cabina per non rendere il voto riconoscibile: e chi ha fatto questa legge la viola spudoratamente perché non si fida neppure di se stesso? Ma che partito è quello che non riesce neppure a garantire la decadenza, imposta dalla legge, di un condannato per frode fiscale? Questo dovrebbero chiedersi gli elettori che affollano le feste del Pd e sognano a buon diritto rappresentanti migliori. Anziché rallegrarsi per la presunta “trasparenza” mostrata dal partito con la richiesta di voto palese, dovrebbero inchiodare i leader con una semplice domanda: ma che gente ci avete fatto votare alle primarie? Possibile che, invertendo i criteri di selezione delle candidature, il prodotto non cambi? C’è un virus nell’aria delle aule parlamentari che corrompe tutto e tutti, o c’è qualcosa che ancora non sappiamo? Speriamo di no.

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