venerdì 8 ottobre 2010

Cani da riporto

Pubblico oggi un articolo di Concita De Gregorio

Vediamo se è ancora possibile ragionare in questo schifoso e pericoloso clima da fossa dei leoni, il pubblico eccitato dal sangue. La nostra specialità - ne abbiamo da tempo purtroppo l'esclusiva - è la fiducia nella giustizia. Nei magistrati, che per niente al mondo additeremmo al pubblico disprezzo: quando poi ricevono bazooka sulla scrivania ci chiederebbero senz'altro se ci sentiamonoi i mandanti. Abbiamo assoluta fiducia e certezza che la magistratura milanese chiarirà al più presto la dinamica dell'odioso attentato a Belpietro, che farà corrispondere un nome all'identikit e ci spiegherà anche il movente, in assenza - finora - di rivendicazioni. Abbiamo altrettanta fiducia nei magistrati che indagano sull'ipotesi di "violenza privata" ai danni di Emma Marcegaglia, e non ci sogneremmo di andare a vedere se portano i calzini celesti o si chiamano Ermenegildo per metterli in ridicolo. Abbiamo anche molto a cuore il nostro mestiere: un lavoro difficile che ci mette ogni giorno tutti quanti in pericolo. Non ci piace affatto che la redazione di un giornale venga perquisita, che si cerchino prove delle intenzioni. Vale per il Giornale come per tutti. I fatti. Il vicedirettore del Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi, all’indomani delle critiche di Emma Marcegaglia al governo, manda un sms ad un collaboratore del presidente di Confindustria: «Domani super pezzo giudiziario sugli affari della family». Poi, al telefono: «Adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo! Abbiamo spostato i segugi da Montecarlo a Mantova », la città dove Macegaglia vive. La presidente di Confindustria dice (non in tv: agli inquirenti) di sentirsi minacciata e ricattata. Ora Porro dice che scherzava. Feltri che «Marcegaglia ha rotto i coglioni». I metodi del Giornale e di Libero - “il trattamento Boffo” - sono noti, non c'è bisogno di ricordare come siano stati trattati di volta in volta i «nemici» del Premier: la moglie, Boffo, Fini, Chiara Moroni, decine di altri. Se «Il Giornale » avesse dedicato anche solo un centesimodi queste attenzioni alle vicende giudiziarie del suo padrone sarebbe credibile. Ma il Giornale non fa inchieste su Berlusconi. Anzi, da qualche giorno - da quando Fini ha detto: o la smettete o faccio cadere il governo - è scomparsa dalla prima pagina anche la casa di Montecarlo. «Spostiamo i segugi a Mantova», ha detto Porro. I segugi, bella parola antica che evoca il giornalismo d'inchiesta, quello del "cane da guardia" che controlla i potenti. Se il canile è di famiglia, però, i cani in genere sono da compagnia. Al massimo da riporto, o da combattimento. Le famiglie possono essere luoghi orribili. Solo questo vorrei dire del delitto di Sarah, sul quale veramente non ci sono parole che bastino. Una storia di famiglia. Una famiglia italiana. Tutti sposati in chiesa, nessuna coppia di fatto, nessun legame omosessuale, nessun figlio in provetta, nessuno 'straniero' acquisito. Tutto "secondo natura". Una bella famiglia tradizionale di quelle su cui si fonda la nostra civiltà superiore. Lo zio, la cugina, il cognato. In genere a morire sono le donne, vorrei dire anche. Ogni giorno. E' una guerra anche questa. Anzi, un'ecatombe.

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