martedì 2 novembre 2010

Questa è l'Italia, un simil sultanato

È chiaro per tutti, anche a destra, che la festa è finita. Può continuare in privato, naturalmente. Traslocare ad Antigua, in Kenya, nelle dacie o sotto le tende degli amici africani, tra i cactus della Certosa o sotto i baobab del parco di Macherio ma non a Palazzo, non più. Non basteranno cento cloni di Ghedini a dire mavalà per tamponare le falle che si aprono ormai a ritmo di lap dance. Passa Patrizia ecco Noemi, tamponi Ruby ed esce Perla. Bari, Napoli, Milano, Palermo. La rete di reclutamento delle ragazze appare ormai persino agli occhi adoranti di Bondi e Giovanardi per quello che è: un bordello a cielo aperto, si perdoni la definizione tecnica. Tecnica - Ruby era coinvolta fin dal 2009 in un’inchiesta sulla prostituzione a Milano nella quale Nicole Minetti è indagata per favoreggiamento - e sempre più pericolosa. La new entry, Perla, ex assistente parlamentare del senatore Pdl Enrico Pianetta, è un corriere internazionale di droga che sta collaborando coi magistrati. Racconta di un’amica prostituta assidua ospite delle feste presidenziali. La cocaina, schivata per un pelo nel caso D’Addario- Tarantini, ricompare a Palermo. A Milano si indaga intanto sul giro di ragazze e droga nelle discoteche. L’inchiesta un anno fa si imbatte in Ruby e Nicole. Dunque a rigor di logica Silvio B. chiama la questura, il 27 maggio scorso, perché affidi una minorenne già indagata per un giro di prostituzione ad una ex soubrette di sua fiducia poi eletta in consiglio regionale e indagata per favoreggiamento. Ilda Boccassini è impegnata a raccogliere dai vertici della polizia milanese i risvolti di questa interessante vicenda. Si apprende che le ragazze hanno amici potenti - Berlusconi, Lele Mora, Fabrizio Corona - accomunati dalla passione per gli accappatoi bianchi. Figura ingiustamente marginale Michelle, la brasiliana coinquilina di Ruby che avrebbe materialmente telefonato al premier, quella notte, disponendo del suo cellulare privato. In Brasile hanno Dilma Rousseff presidente, noi abbiamo Michelle (ma sui verbali c’è scritto Michele: refuso?). A ciascuno la brasiliana che incarna lo spirito del tempo. Il terzo mondo, con tutta evidenza, siamo noi. Un mondo dove le ragazze che “fanno fortuna” non arrivano alla guida del paese, tutt’al più di un’Audi regalata da Papi. Poi sotto di nuovo in perizoma a ungersi d’olio nel privè, beate loro che possono. Invidiose quelle fuori. Moralisti quelli che non applaudono. In silenzio gli altri. Italia 2010: vince il Brasile 10 a 1. A nessuno sfugge, al di là dei dettagli da mettere a fuoco, quale sia il quadro generale: un paese ostaggio del vorticoso andirivieni dalla camera da letto del presidente con qualche digressione parlamentare a tutela della sua persona dai processi. A destra hanno avuto un’idea luminosa: sostituire Berlusconi con un altro esponente del Pdl. Fare un governo tecnico, sì, ma di destra. Gelmini, per esempio. Non sarebbe fantastica? In subordine gli evergreen Letta o Tremonti, in quest’ultimo caso contenta la Lega. Scacco matto a Fini, pensano. Addio sogni di “governo tecnico” con la sinistra. C’è un esempio inglese: la staffetta Thatcher-Major. Né il Pdl né Berlusconi hanno l’aplomb britannico, però. Prima di uscire di scena così Silvio B. è capace di fare qualsiasi cosa. No, non quelle. Molto peggio.

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