lunedì 13 settembre 2010

Pescherecci e prostituti

«Oggi potremo parlare di molte cose; della scuola zeppa di simboli leghisti ad Adro per esempio, e qualcuno potrebbe replicare che se questo servisse loro ad imparare a leggere e scrivere potremo anche tollerarla.»

Ma preferisco dirottare la nostra attenzione sulla motonave crivellata di colpi.


Siamo ancora capaci di trovare grottesca la nostra privata tragedia pubblica? Vediamo, facciamo un test. L’amico libico, il caro colonnello, ci spara addosso ad altezza d’uomo. Ci spara non per intimidire: per ammazzare. Non lui personalmente, certo. I suoi. Bisogna immaginare la scena. Si incrociano al largo di Mazara del Vallo due imbarcazioni, entrambe italiane. Una è un peschereccio in giro per ispezione, a bordo c’è anche - tra gli altri - un ufficiale della Guardia di Finanza. L’altra è una motovedetta che Silvio B. ha da poco regalato all’amico Gheddafi in “segno di amicizia”, non ridete che c’è poco da ridere. Dunque, una volta donata, la motovedetta italiana è ora libica. Quest’ultima intima l’alt al peschereccio. Lo fa, per la precisione, un tipo che - riferiscono i testimoni - parla un italiano perfetto (è andato in regalo al colonnello insieme al natante?) e che dice «se non vi fermate questi vi sparano», segnalando con “questi” la sua estraneità al resto dell’equipaggio. Si immagina la rapida consultazione fra il comandante del peschereccio e l’ufficiale della barca minacciata. Decidono di aprire al massimo i motori e di far rotta verso Lampedusa, evidentemente non confidando nel fatto che “questi” siano al corrente del patto di amicizia italo-libico con seguito di circo barnum, studentesse di corano a pagamento e tentativo di comprare le sorgenti dell’acqua Fiuggi da parte del despota. Di seguito la motovedetta appena regalata in segno di fratellanza spara raffiche di mitra che colpiscono la cabina, uomini a terra, proiettili che forano ogni cosa, terrore, fuga. Salvi per miracolo. Per molto meno si sono scatenate guerre. Ora però: come si fa a dichiarare guerra all’amico libico, all’uomo a cui si bacia la mano, al socio in affari con cui si tratta di gas, di tv, di banche? Così il povero Frattini è costretto dopo ore di angoscioso silenzio a dire che “sparavano in aria”, sfidando l’evidenza delle foto che mostrano i fori dei proiettili, la cabina di pilotaggio un colabrodo. Ma che volete che sia la realtà, una cosa da nulla. Attendiamo disposizioni perché gli ufficiali della GdF restino a terra. Finchè sono i pescatori a morire pazienza. Quando tocca a un ufficiale diventa un problema. Vedrete che staranno a casa. Quadro numero due. La nuova star dell’empireo berlusconiano - consuma le sue stelle come benzina per motoscafi, vediamo questa quanto dura alla prova autunnale delle risse in tv - fa di nome Stracquadanio: è quello di “riserveremo a Fini il metodo Boffo”, uno che non controlla benissimo gli impulsima non si può chieder tutto a un politico, il successo di Bossi gli dà in fondo ragione. Dunque Stracquadanio ha detto ieri con grande tranquillità che non vede niente di male nel fatto che ci si prostituisca per arrivare al successo e al potere. «Una fa del suo corpo quello che crede». Una, e anche uno. Del corpo e della testa, evidentemente. La vera novità dell’ultima stagione politica è la prostituzione maschile, quella dei cervelli all’ammasso in cambio di denaro. Sempre che ci sia il cervello, naturalmente. Se no si tratta di donazione spontanea. Suggerirei a Silvio B. di accersene caso per caso, perchè in assenza di scambio non deve nemmeno pagare. Potrebbe risparmiare.

Nessun commento:

Posta un commento